L’amicizia preadolescenziale e adolescenziale di coppia consente - secondo Gustavo Pietropolli Charmet - di sperimentare una nuova originalissima affettività rispetto a quella sperimentata nell’area delle relazioni familiari sia con i genitori che con i fratelli.
L’amicizia è uno strumento potente nell’area dell’elaborazione del lutto per la frattura della veridicità affettiva della relazione con i genitori e i fratelli.
L’amico del cuore e il gruppo dei pari rappresentano veri e propri laboratori relazionali e sociali all’interno dei quali l’adolescente elabora, prevalentemente attraverso l’appartenenza alla mente della coppia amicale o alla mente del gruppo amicale, importanti processi di identificazioni introspettive di progetti culturali, di rappresentazioni del mondo, di valori.
L’amicizia funge da decisivo trait d’union che consente di “salvare” l’esperienza singolare di identificazione del soggetto alle images genitoriali, assumendo la separazione che lo divide da esse e la non identità del suo desiderio rispetto a quello della madre o del padre e riscrivendo così le tracce infantili della propria storia personale. L’esperienza della relazione amicale produce nell’adolescente, come afferma Charmet, un “rinforzo dell’Ideale dell’Io” destinato a mettere in crisi il predominio del Super Io arcaico infantile.
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