DAD
Il ministro dell’istruzione Bianchi in un’intervista rilasciata il 2 maggio a Sky, ha affermato che la scuola del futuro sarà contraddistinta da una nuova didattica che comprenderà anche la didattica digitale integrata, un modo nuovo di intendere la tanto chiacchierata DAD.
Dottoressa Chiesa oggi affrontiamo un tema “caldo” che ci investe di una cruciale responsabilità storica e che fa discutere tutto il paese, la cosiddetta Dad. Questo nuovo assetto scolastico avrà ripercussioni sul singolo studente?
Indubbiamente il prolungarsi della pandemia ha avuto un forte impatto su bambini e adolescenti creando una frattura nella loro quotidianità e interrompendo socialità, affettività e didattica. L’età scolare è una fase delicata e se la Dad sopperisce all’interruzione della didattica in presenza, non può certo compensare la deprivazione di tipo emozionale e sociale. Ecco perché registriamo un numero maggiore di disturbi legati all’ansia, alla depressione, alla rabbia, alla solitudine, sono infatti aumentati i tentati suicidi e l’autolesionismo
L’attuale realtà scolastica è un’altalena continua fra didattica a distanza e didattica in presenza. Cosa c’è di normale in questo nuovo assetto scolastico?
La normalità è legata ad una sorta di senso dell’abitudine. Dopo quasi un anno e mezzo di questa situazione, possiamo forse affermare che i ragazzi e i bambini si stanno abituando a questa forma di “indeterminatezza”. Sta diventando “normale” seguire le lezioni da casa con l’ausilio del computer, essere a scuola con il distanziamento sociale, uscire ad orari diversi per evitare assembramenti, indossare la mascherina, misurarsi la febbre e soprattutto non potersi prestare e scambiare il materiale scolastico.
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