“Repetita iuvant” e quindi, per chi ancora avesse dei dubbi su cosa si intenda per bullismo, darò una veloce spiegazione:
il bullismo è un comportamento aggressivo e ripetitivo nei confronti di un soggetto più debole. Tale comportamento aggressivo può essere fisico o verbale, o comprendere entrambe le sfere.
Il gioco dei ruoli è netto e definito: l’aggressore è il bullo, colui che detiene il potere, il soggetto che subisce le angherie, le umiliazioni, è la vittima. Gli atti di bullismo sono intenzionali e persecutori.
I bulli si trovano ovunque, a scuola, sul lavoro, in palestra, nei centri di aggregazione, in rete…. e le loro azioni suggestionano la mente delle loro prede, che ne rimarranno segnate per molto tempo. I maltrattamenti fisici o psichici causano lesioni profonde che influenzano negativamente l’evoluzione dell’individuo, minando autostima e sicurezza.
Le vittime possono essere i ragazzi più deboli a livello fisico, quelli caratterialmente meno sicuri, più remissivi o ancora quelli che per razza, etnia, età sono più facilmente oggetto di discriminazione. Questi soggetti tendono a rinchiudersi in se stessi, ad auto-escludersi.
Il bullo invece è spesso circondato dal suo gruppo di sostenitori o complici.
Per far fronte al bullismo si deve lavorare su un approccio multidisciplinare: si deve fare prevenzione nelle scuole, sensibilizzare i genitori al dialogo e all’ascolto, insegnare particolari tecniche di rilassamento e gestione dello stress ai ragazzi, fornire un valido supporto terapeutico.
Un’altra arma interessante per cercare di risolvere il problema, ci è suggerita da una tecnica di combattimento di origine ebraica il Krav Maga, che fa leva sulle potenzialità e le risorse dei ragazzi. Questa disciplina affina lucidità ed attenzione, conoscenza e controllo. E’ un esercizio interessante che ci fa scoprire, con un linguaggio corporeo particolare, come rapportarci e relazionarci agli altri, come risolvere situazioni conflittuali. Ci fornisce una serie di strumenti per imparare a gestire ansia e stress e ci aiuta a consolidare l’autostima.
Le vittime imparano a non “essere più vittime”, a credere in se stesse, i bulli imparano che la violenza non è l’unica strada “per essere visti”, che non esiste solo il linguaggio della forza.
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