La sindrome di Tourette

La Sindrome di Tourette è un disturbo neurologico più che psichiatrico abbastanza diffuso, con un’eziologia non ancora completamente nota. Colpisce più facilmente i maschi rispetto alle femmine (il rapporto è di 1 a 3) ed esordisce nell'infanzia intorno ai 5/7 anni, anche se i sintomi, nel 40% dei casi, sono già presenti in età antecedente. Il disturbo spesso scompare intorno ai 18 anni e solo in alcuni casi persiste anche in età adulta. L’acme della “malattia” si raggiunge nel periodo d’età compreso fra gli 8 e 13 anni.

La Sindrome di Tourette deve il suo nome al medico francese Georges Gilles de la Tourette che nel secolo scorso ne descrisse i sintomi. Si caratterizza per la presenza di una serie di tic, di movimenti improvvisi, stereotipati e ripetitivi (smorfie, scatti della testa, scatti del volto) o di vocalizzazioni che coinvolgono più gruppi muscolari (colpi di tosse, vocalizzi, grugniti).
I tic motori e vocali possono essere semplici (coinvolgono un unico gruppo muscolare e un’unica posizione), o complessi (coinvolgono più gruppi muscolari e si protraggono nel tempo).

I tic non compromettono la salute generale del soggetto, ma possono essere fonte di isolamento sociale, imbarazzo, bassa autostima.

Le cause della Sindrome di Tourette non sono ancora ben definite, può trattarsi di una combinazione fra motivi neurologici, ereditarietà, malfunzionamento di alcune aree del cervello. L’andamento della malattia è altalenante: in alcuni momenti è più grave, in altri quasi assente. I tic vanno e vengono cambiando localizzazione, sembianza ed intensità. Aumentano solitamente in concomitanza di eventi stressanti ed emotivamente coinvolgenti. Diminuiscono invece in presenza di attività che richiedano un’attenzione focalizzata.

Spesso si accompagnano alla sindrome alcune comorbidità specifiche:
disturbi cognitivi o comportamentali, aggressività, impulsività, disturbi dell’umore e dell’ansia, comportamenti ossessivi compulsivi, iperattività, disturbi dell’attenzione.

La terapia poggia sul supporto psicologico e in questo senso la terapia cognitivo comportamentale ha dato ottimi risultati, riducendo impatto e intensità del tic. Nei casi più gravi si deve ricorrere alla cura farmacologica.

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