Estratto intervista su Angoli Espansione TV 18 giugno 2021 – 1 di 3

Lutto e disoccupazione

Uno dei compiti più difficili per un genitore è spiegare al proprio figlio che la morte è un evento naturale che fa parte del ciclo stesso dell’esistenza e tutti prima o poi dobbiamo fare i conti con questa realtà. La pandemia però ci ha obbligati ad affrontare questo discorso con brutalità….

Dottoressa Chiesa oggi vorremmo affrontare l’argomento dell’elaborazione del lutto.

Una tematica delicata come la morte deve essere affrontata con semplicità di parole e comportamenti. E’ difficile parlarne con i bambini, perché siamo i primi a non digerire l’argomento, lo trattiamo come una sorta di tabù. Il forte istinto di protezione verso i piccoli, porta spesso l’adulto ad allontanarli dal tema del lutto. Il silenzio non è però una soluzione, così come non lo è l’evitamento o il tentativo di mascherare la verità. Sono tutte “non soluzioni” che creano disorientamento, confusione, senso di solitudine. Vita e morte sono strettamente connesse e si autodefiniscono: nasce un bambino e muore il nonno di un amico, giochiamo con il gattino di un vicino, ma il cagnolino di un altro bimbo muore sotto le ruote di un’auto…Ovunque troviamo esempi di vita e morte, dalla natura al nostro microcosmo. Per questo parlare di morte con i bambini si può e si deve. E’ un compito difficile al quale non possiamo e non dobbiamo sottrarci…

La pandemia ha reso più presente la morte nel vissuto esperienziale dei bambini. Come possiamo aiutarli ad affrontare la situazione?

Parlare di morte oggi è ancora più difficile, perché il concetto si lega indissolubilmente alla solitudine del morire, alla distanza fisica dalle persone amate che stiamo perdendo, all’impossibilità di salutarle, di celebrare un rito di commiato.
L’elaborazione del lutto ha bisogno di passare attraverso una serie di rituali, di trovare un legame tra passato, presente e futuro e si nutre del saluto, della celebrazione e del ricordo. Oggi per superare questo momento dobbiamo mettere in atto, per noi e per i nostri bambini, strategie alternative creando un legame fra vita e morte. Qualche esempio: un disegno o una lettera per la persona che ci ha lasciati, piantare dei fiori o una piantina sul balcone, o accendere una candela…piccoli gesti che ci permettono di condividere emozioni e sentimenti. Prendere parte ai rituali di passaggio con i propri cari permette al bimbo di capire che la sofferenza esiste, fa parte della vita e può essere condivisa e manifestata senza paura o indugi…

A livello cognitivo come si sviluppa il concetto di morte nei bambini?

Facciamo prima una puntualizzazione: l’esperienza psicologica del lutto è del tutto soggettiva sia nell’adulto che nel bambino. L’elaborazione del lutto poi è legata a diversi fattori quali: età, grado di maturazione emozionale, intensità del legame con la persona deceduta, possibilità di salutare la persona cara, possibilità e capacità di esprimere e condividere il proprio vissuto, grado di empatia e capacità contenitiva e comunicativa della famiglia, risorse del quadro sociale nel quale si è inseriti. ll piccolo sviluppa precocemente la percezione della morte: fino a 3 anni pensa che sia un fatto reversibile e non ne capisce le cause, tra i 4 e i 6 anni inizia a comprenderne l’ineluttabilità, ma ne attribuisce le cause sia ad eventi naturali, biologici o contingenti (malattia, incidente…) sia ad eventi “magici” o strani: volontà cattiva, sortilegio…Tra i 6 e 9 anni ne capisce completamente le dinamiche. La comprensione del significato della morte passa dal “non c’è”, al “non c’è più” fino al “non c’è per sempre”.

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