È un disturbo presente nel 15/20% dei bambini tra i 6 e i 10 anni e generalmente diminuisce fino a scomparire con l’avanzare dell’età. In alcuni casi però persiste ancora in periodo adolescenziale.
Non possiamo considerarla una patologia in senso stretto, ma va comunque affrontata in modo adeguato in quanto ha ripercussioni sui vissuti psicologici, emotivi e relazionali del soggetto che ne soffre. Spesso infatti ha un forte impatto sul comportamento del bambino che non solo prova un fastidio fisico, ma sperimenta mancanza di fiducia in se stesso, bassa autostima, senso di colpa e difficoltà di relazione.
Fino a pochi anni fa si riteneva che la base del problema fosse di natura psicologica, riconducibile ad un periodo di stress come l’inizio della scuola, a difficoltà nell’apprendimento, alla nascita di un fratellino, alla separazione dei genitori. Oggi si ritiene che i motivi scatenanti potrebbero essere di natura fisica come la mancanza della vasopressina o l’iperattività della vescica. Fondamentale è una diagnosi tempestiva e precoce per trovare la terapia più adatta. Fattori scatenanti possono anche essere l’ereditarietà, i disordini del sonno, un ritardato sviluppo del sistema nervoso centrale, un alterato metabolismo della seratonina.
L’enuresi si differenzia in enuresi primaria (il disturbo è costantemente presente) e in enuresi secondaria (il disturbo è occasionale).
La terapia può essere farmacologica o comportamentale, o ancora una combinazione di entrambe.
Fondamentale è soprattutto un corretto atteggiamento dei genitori che deve essere “contenitivo” e mai punitivo, comprensivo e non colpevolizzante.
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