La disforia di genere è caratterizzata da un profondo disagio nei confronti delle caratteristiche sessuali del proprio corpo. Aspetti biologici e identità di genere sono in disarmonia, il soggetto che ne soffre si sente estraneo al proprio aspetto fisico, ai comportamenti e agli atteggiamenti tipici del proprio sesso, si sente imprigionato in un genere che non gli appartiene, sviluppando un disagio affettivo e cognitivo che a seconda di come viene vissuto, presenta un quadro clinico più o meno significativo. La disforia di genere può in alcuni casi accompagnarsi a disturbi della personalità, ma non è una costante. Infatti esiste una ricca letteratura che rivela come le persone con varianza di genere non debbano mostrare necessariamente comorbilità psicopatologiche.
Concentriamoci ora però sulle caratteristiche che portano ad una corretta diagnosi di disforia di genere:
- Estraneità tra genere esperito e caratteristiche sessuali primarie/secondarie.
- Desiderio di liberarsi delle caratteristiche sessuali primarie/secondarie che si percepiscono come inadeguate
- Desiderio di appartenere al genere opposto e di essere trattato di conseguenza
- Forte convinzione di avere comportamenti e modi di essere riconducibili al genere opposto.
I primi sintomi possono manifestarsi già intorno ai tre anni. I comportamenti tipici della disforia di genere nei bambini sono: desiderio di indossare, giocare con oggetti comunemente associati al genere opposto, rifiuto di orinare come fanno i bambini dello stesso genere, desiderio di possedere le caratteristiche sessuali dell’altro genere, estremo disagio nei confronti del proprio corpo che cambia in pubertà. Tali comportamenti sono associati ad una sofferenza profonda e a difficoltà scolastiche e sociali. Si possono presentare anche disturbi riconducibili ad ansia e depressione.
Negli adulti e negli adolescenti la disforia di genere si accompagna a vissuti difficili da affrontare che possono sfociare in atti di autolesionismo e pensieri suicidi.
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