La citofobia, conosciuta anche come sitofobia o cibofobia, è un disturbo che non va assolutamente confuso con l’anoressia e che secondo studi recenti, colpisce soprattutto i bambini tra i 9 e 12 anni. Questa paura patologica di alimentarsi, non è diffusa come altri disturbi del comportamento alimentare, ma dopo il lockdown e il covid si è riscontrato un aumento di queste problematiche.
Mentre l'anoressia è legata all'immagine corporea, al controllo, ad un atteggiamento ossessivo nei confronti della propria vita, la cibofobia invece riguarda il cibo e la paura che determinati alimenti ci provocano e, se non diagnosticata in tempo, può portare a un completo rifiuto di nutrirsi. Alla base di questo disturbo può esserci un’avversione nei confronti di un determinato prodotto, la paura di contaminazione, il timore di essere avvelenato o di ingrassare. La fobia può essere scatenata da una psicosi schizofrenica, da una grave forma di depressione, da un’allergia alimentare o da una particolare esperienza traumatica legata all’alimentazione, come ad esempio una brutta indigestione, un episodio di quasi soffocamento.
Quasi tutti nel corso della vita possono manifestare delle piccole fissazioni riguardanti il cibo: chi non mangia alimenti crudi, chi taglia tutto in pezzetti piccoli per paura di strozzarsi, chi mangia solo verdura cotta ….L’importante è che tutte queste attenzioni non interferiscano con la nostra quotidianità, con i nostri rapporti sociali e con il nostro benessere.
In alcuni casi si possono manifestare temporanee fissazioni con il cibo, legate a momenti o fasi particolarmente difficili del nostro percorso di vita, però se queste fissazioni non scompaiono naturalmente come sono comparse, diventano patologiche e intaccano l’equilibrio normale del soggetto, i suoi rapporti famigliari e sociali e anche la sua salute.
Per diagnosticare la sitofobia nei bambini è importantissimo l’intervento dei genitori che devono essere vigili per percepire ogni piccolo segnale che potrebbe rivelare un problema profondo. Si deve prendere nota di tutti gli atteggiamenti diversi nella routine dei piccoli come ad esempio il consumare i pasti in orari differenti, il nascondere il cibo che non mangia, l’andare più volte in bagno durante il pasto, l’isolamento sociale.
Il percorso terapeutico è multidisciplinare e coinvolge diversi specialisti quali: lo psicologo, la nutrizionista, l’internista…
Il paziente imparerà passo dopo passo a dominare la propria paura verso il cibo e a superare l’evitamento.
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