Forme di disprassia

Prima di tutto riassumiamo in breve cosa intendiamo con disprassia: la disprassia è l’inabilità d’eseguire atti motori finalizzati e intenzionali, è quindi l’incapacità di compiere gesti simbolici e correlati ad un preciso utilizzo di un oggetto. Interferisce con un normale sviluppo delle funzioni cognitive e adattive.

Tra le diverse forme di questo disturbo ricordiamo:

  • Disprassia ideativa. Il soggetto non riesce a pianificare una serie di movimenti coordinati, non riesce a riprodurli e a raggiungere l’obiettivo richiesto.
  • Disprassia ideomotoria. Al bambino manca la memoria del gesto
  • Disprassia oculare. Deficit nella coordinazione di alcuni movimenti oculari
  • Disprassia verbale. Deficit legati al linguaggio
  • Disprassia costruttiva e grafo-motoria. Difficoltà in tutte le attività legate a giochi di costruzione, di disegno, di scrittura o che richiedano abilità visuo-spaziali (giochi di squadra)
  • Disgrafia. Disturbo specifico della scrittura
  • Disprassia orale. Coinvolge labbra, lingua, velo pendulo. Nei neonati è legata a difficoltà di alimentazione, a incapacità di succhiare. Nel bambino più grande provoca problemi di nutrizione legati alla deglutizione e si associa all’incapacità di soffiare. Si possono riscontrare anche problemi di linguaggio.
  • Disprassia dell’abbigliamento. Incapacità o difficoltà nel togliere o mettere gli indumenti

Il percorso terapeutico prevede l’intervento di un pool di professionisti: psicologo, neuropsicomotricista, pedagogista clinico e logopedista.

Innanzitutto si valuterà il profilo funzionale e psicomotorio del soggetto, quindi si procederà all’ideazione di una strategia d’intervento efficace per il paziente specifico. Tale strategia non potrà ignorare le ripercussioni emotivo-relazionali del disturbo che influenzeranno il cammino terapeutico.

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