Amicizia fra pari ed esplorazione del mondo esterno nell’adolescenza

Secondo Freud il periodo dell’adolescenza è caratterizzato da un profondo lavoro di elaborazione dello stato psichico di ambivalenza affettiva, che lega il bambino all’immagine delle proprie figure parentali ed in particolar modo a quella paterna.

L’adolescenza può essere considerata una sorta di ponte simbolico che conduce dall’infanzia all’età adulta, attraverso la trasformazione del bambino in un giovane adulto, processo nel quale l’esperienza dell’amicizia gioca un ruolo fondamentale, è la prima forma concreta di investimento affettivo esterno alla nicchia famigliare e di apertura alla vita sociale.

La centralità dell’esperienza amicale nella vita affettiva dell’adolescente, è sottolineata con forza da Francoise Dolto: “esiste fra gli adolescenti qualcosa che non è cambiato, ed è la loro dedizione all’amicizia. La loro fede nell’amicizia esiste e, a mio parere, è proprio quando la perdono che rimangono privi di qualcosa. Solo l’amicizia rende loro la vita vivibile”

Secondo la psicoanalista francese, dal momento che le famiglie non propongono più riti di passaggio ai figli, i giovani raggruppandosi, sostenendosi a vicenda, usando un linguaggio un po' più gestuale, si comportano come se stessero inventando scambi nuovi o come se vivessero contro la società, pensando di poter inventare cose nuove.

L’adolescenza rappresenta lo stadio della vita in cui i rapporti di gruppo esclusivi tra pari divengono una preoccupazione e una professione di fede tali da far ignorare qualunque altra occupazione, con una dedizione appassionata ed esclusiva.

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